61 mila lavoratori in esubero, serve rilancio del settore

Una situazione complessa e per certi versi drammatica, ma con possibilità di ripresa, è la fotografia scattata da Oricon sull’impatto dell’emergenza causata dal coronavirus sulle aziende della ristorazione collettiva come racconta Carlo Scarsciotti presidente di Oricon, l’osservatorio sulla ristorazione collettiva e nutrizione.

Noi abbiamo perso il 67% di fatturato nei tre settori pricipali, lo scolastico perchè le scuole erano chiuse, nell’aziendale perchè sono rimasti aperti solo i servizi essenziali e nell’ospedaliero perchè erano quasi tutti reparti Covid. Questi sono dati molto preoccupanti ma il settore ha dimostrato una grande resilienza, è qualcosa che avevamo già nel nostro dna, il settore si è riadattato nei rami dove ha continuato a operare nel sanitario e nel socio assistenziale, ossia le case di riposo, hanno dimostrato sicurezza ed esperienza che sono dati non nuovi per noi”.

La ristorazione collettiva in Italia assicura oltre 1 miliardo e mezzo di pasti, per un mercato del valore di 6 miliardi di euro, la ripartenza è molto lenta anche a causa dell’ampia diffusione dello smart working.

Abbiamo delle incognite, che in questo momento sono tangibili perchè abbiamo 61 mila lavoratori in esubero, vale a dire 4 volte l’Ilva di Taranto compreso l’indotto, l’80% del personale è di genere femminile e di questo oltre il 50% ha più di 50 anni con un problema di reinserimento nel mondo del lavoro importante e il 90% del nostro personale è a tempo indeterminato. Per cui la preoccupazione è di perdere Know how e professionalità su cui negli anni le aziende hanno molto investito”.

Il settore della Ristorazione collettiva impiega 96.000 addetti, in questa fase c’è stato un massiccio ricorso alla cassa integrazione: questi gli scenari per un prossimo futuro.

Da un lato andare avanti con la cassa integrazione fino a fine anno ma questo significa una spesa per il pubblico di 6-7 milioni l’anno, oppure perdere questo gettito di 1,3 miliardi e poi non voglio neanche immaginare che 61 mila posti di lavoro vengano persi”.

Per salvaguardare posti di lavoro e contributi previdenziali è necessario agire in fretta.

“Per cui quello che chiediamo al Governo è Cassa integrazione per permetterci di superare questa impasse, che non è strutturale ma momentaneo e salvare le competenze, secondo ci vuole un dibattito su presenza fisica e smart working che mette in crisi molti settori oltre il nostro, e chiediamo al Governo una revisione degli appalti pubblici e una revisione del sistema burocratico che rallenta molto il sistema”.

Guardare avanti con fiducia e in sicurezza si può ma soprattutto si deve.

fonte: https://www.askanews.it/