Mi è stato chiesto come in quest’ epoca di pandemia sia possibile alleviare la solitudine di coloro che più di tutti ne sono vittime, gli anziani. Credo che a questo proposito nulla vi sia di più efficace che il potersi videochiamare, non parlo solo di sofisticate apparecchiature o  di nuove e sicure piattaforme da cui collegarsi via computer ma di banalissimi e sempre meno costosi smartphone, che consentono con un unico passaggio di telefonarsi a bassissimi costi e di connettersi da ogni parte del pianeta con l’indubbio vantaggio di associare una voce ad un volto. Mai come ora la tecnologia, per molti versi tanto osteggiata e temuta dalle generazioni non più giovanissime, si sta rivelando essenziale e direi provvidenziale ai giorni nostri. Grazie ad una semplice videochiamata è possibile sia agli anziani quanto ai loro cari sentirsi vicini e condividere momenti di eccezionale quotidianità lenendo i disagi dovuti alle restrizioni di questi giorni. A tal proposito suggerisco, mimando le generazioni più giovani, di  stabilire nuove routines basate sulla condivisione di momenti ben precisi della giornata, ad esempio quello della pausa caffè/thè …della metà mattina, oppure della merenda di metà pomeriggio  che scandendo il tempo ne rendono più sopportabile la sua gestione.

Con le festività alle porte ed il clima che suggerirebbe cautela al di là delle restrizioni di legge le videochiamate rappresentano ben più di una magra consolazione, ma direi quasi una benedizione, soprattutto in quei casi dove non è possibile permettersi il lusso di imperdonabili leggerezze, per via di situazioni di salute comunque delicate o compromesse. Nei giorni difficili di Bergamo, sono potuta venire a conoscenza grazie al mio lavoro di terapeuta di realtà di un’umanità straordinaria dove gli infermieri utilizzando anche mezzi propri si mettevano a disposizione dei pazienti facendo per loro videochiamate ai parenti, e che, in alcuni casi hanno contribuito ad alleggerire tensioni ed aimè lutti.

Anche per questo suggerirei di insegnare l’utilizzo degli smartphone ai nostri nonni, laddove ci fosse anche solo un anziano in difficoltà, e di fornirne uno a chi ancora non ne avesse, perché nessuno più al giorno d’oggi si possa sentire solo ed abbandonato. Ricordo che anche per coloro che resistenti alle tecnologie si ostinano a non volerne, non vi è mezzo di comunicazione al mondo che possa superare in efficacia comunicativa il telefono di ultima generazione che abbinando la voce all’immagine evochi tali emozioni.

 

Roberta Chiesa