É chiaro che l’educazione alimentare in epoca di pandemia deve necessariamente adattarsi al contesto, ma ciò non significa necessariamente al ribasso. Oltre all’indicazione di rifarsi ed eventualmente riadattare i menù proposti dalle mense scolastiche di questa stagione è possibile fare attività educative che in altri tempi sarebbero improponibili.
Se da un lato infatti c è il venir meno dell’educazione alimentare tradizionale scolastica, dall’altro vi è una maggiore disponibilità di tempo che consente anche a chi genitori e figli, non ha grossa dimestichezza in cucina, di prendere maggiore confidenza con la preparazione degli alimenti partendo da alimenti freschi e prediligendo una cucina semplice e povera. Lavorare in cucina con compiti diversi adattati all’età in questione, offre la possibilità a genitori e figli di percepirsi differentemente, in un contesto ludico e creativo che contrariamente a quello più propriamente scolastico minimizza i momenti d’attrito e massimizza quelli di confidenza e di condivisione.
Inoltre con un po’ di fantasia è possibile per tutte le fasce d’età adattare un piatto, ad una materia curricolare: a geografia scegliendo un piatto tipico della regione/nazione che si sta studiando; storia andando a scoprire prima e realizzare poi una ricetta tipica dell’epoca oggetto di studio e così via. Anche per i più piccoli è possibile fare ciò puntando sulla manipolazione, sulla conoscenza dei vocaboli dei differenti attrezzi di cucina, sulla conoscenza della stagionalità di frutta e verdura o sulla semplice lettura degli ingredienti ad esempio.
Ufficio Qualità SIR